OCCIDENTE COLLETTIVO

LETTERA APERTA CONTRO LA CANCEL CULTURE

Molto spesso i governi reprimono la libertà di parola e di scrittura in tempo di guerra. L’ultimo attacco contro la lingua russa in Ucraina, attraverso la distruzione di centinaia di volumi in lingua russa negli impianti di trasformazione della carta da macero, rappresenta l’apice della Cancel Culture iniziata molto prima del conflitto tra Russia e Ucraina.

Già nel 2017 era stata approvata la legge che obbliga l’uso dell’ucraino quale lingua in tutti i livelli di istruzione, mentre il russo e gli idiomi di altre minoranze linguistiche sono riconosciute solo per l’insegnamento a livello di scuola materna ed elementare.

Zelenskij aveva promesso in campagna elettorale di cancellare questa legge, ma una volta eletto presidente non ha mantenuto la parola.

Davanti al rischio della distruzione di milioni di volumi in lingua russa, ho inviato una lettera aperta all’On. Antonio Tajani, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e al Dott. Gennaro Sangiuliano, Ministro della Cultura.

Nella lettera, il cui testo è riportato di seguito, si chiede ai Ministri di intervenire per fermare questa pratica di cancellazione di una parte rilevante della storia e della cultura del continente eurasiatico.

LETTERA APERTA

Illustrissimi,

il 24 Febbraio scorso, sui canali di ABC News, emittente televisiva statunitense di proprietà della Walt Disney Company, è comparso un video prodotto in Ucraina dal giornalista Patrick Rivell.

Durante la registrazione del video, che ha avuto milioni di interazioni e centinaia di migliaia di visualizzazioni, il giornalista illustrava quanto segue:

“Siamo a Kiev, in uno degli impianti di lavorazione della carta da macero, dove ora verranno distrutti centinaia di libri russi. Come potete vedere, queste persone li stanno gettando in un secchio e poi saranno trasformati in pasta di carta. C’è una varietà di letteratura qui. Vedo diversi volumi di Tolstoj, libri sulla vittoria dell’URSS nella seconda guerra mondiale, libri sui carri armati sovietici. Questa è l’iniziativa di una libreria del centro di Kiev, dove i residenti portano libri russi per il riciclaggio, perché non vogliono più vederli a casa. Qui non saranno solo distrutti, ma trasformati, secondo loro, in qualcosa di più utile. Questo è un simbolo molto vivido del rifiuto dell’Ucraina della cultura russa”.

Questo video, come tanti che precedentemente erano stati pubblicati da singoli cittadini o da altri giornalisti, è la logica conclusione delle norme emanate nel maggio del 2022 dal governo ucraino dopo che il Ministero della Cultura e della politica dell’informazione ha ordinato di distruggere tutte le opere editate in Russia, pubblicate in lingua russa o tradotte dalla lingua russa.
Si tratta, molto probabilmente, di oltre 100 milioni di volumi.

Questa orribile pratica, che oggi definiamo Cancel Culture, ci ricorda drammaticamente un periodo terribile della nostra storia quando, quattro mesi dopo l’ascesa al potere di Adolf Hitler, il 10 maggio 1933, a Berlino e in altre città tedesche ebbero luogo i Bücherverbrennungen, i roghi dei libri.

Egregi Ministri, siamo assolutamente consapevoli che questi episodi possono essere considerati, dalla maggioranza dell’opinione pubblica, secondari rispetto al dramma della guerra e alla perdita di migliaia di vite umane. Guerra, giusto ribadirlo, che noi vorremmo in tutti modi interrompere attraverso una veemente operazione diplomatica per la pace e l’interruzione di ogni attività bellica.

La storia ci insegna, soprattutto la nostra, che questo può essere fatto solo nel rispetto di tutte le culture, nell’attenzione maniacale al passato, al presente e al futuro di ogni civiltà.

Per questo, con la presente, siamo a chiedervi un intervento forte, sostanziale e diretto per fermare questa terribile pratica di cancellazione della storia e della cultura euroasiatica.

Ci teniamo del resto a rendere noto che siamo disponibili a prenderci carico, qualora il governo ucraino decidesse definitivamente di liberarsene, di tutto il patrimonio culturale russo, in modo da preservarlo e renderlo fruibile per chiunque ne facesse richiesta.

Grazie per l’attenzione e per tutto ciò che potrete fare.

Vito Petrocelli, presidente Istituto Italia Brics